Recensione - Paola Zaccheo


Recensione - Paola Zaccheo
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““Ciao, Avvocato.” Adoravo quella forma di confidenza diretta che hanno le persone umili, come lei sembrava. Non sono abituate ai formalismi, e non riescono ad essere ipocrite nemmeno se lo vogliono. Il rispetto, se ce l'hanno, è nella sostanza. Se invece gli stai sulle palle, lo capisci altrettanto in fretta. E sanno essere molto più signorili di molte persone che invece pensano di esserlo davvero.”
Le pagine di Spaghetti Paradiso, romanzo opera prima di Nicky Persico, giocano su dualismi intriganti e su opposizioni binarie tra modi d’essere sostanziali, quelli della gente umile, fatta di “pulizia morale e tanta bellezza interiore” e persone ipocrite, fintamente colte e per bene, e talvolta “odiose, incapaci, boriose, piene di sé, ignoranti e idiote”.

Al centro della vicenda un giovane praticante avvocato, tale Alessandro Flachi, “costretto” ad occuparsi di due casi di stalking riguardanti due donne, Virginia Cosso e Maria Malderi, manipolate e ricattate dai loro partner. L’una bella, elegante dentro e fuori, sofisticata, fragilissima; l’altra semplice, umile e sincera, senza formalismi, col “rispetto nella sostanza”, agli antipodi dell’ipocrisia imperante in taluni ambienti bene della città, che attraversano la storia a cominciare da quello stesso studio legale nel quale si svolge buona parte della vicenda e dei dialoghi tra i personaggi.

Figure e luoghi del romanzo si lasciano amare: le situazioni prendono il cuore, catturano la mente, dall’incubo iniziale del protagonista fino all’inseguimento di uno stalker al colmo della rabbia, tra auto “truccate” e guidate all’impazzata; momenti nei quali, con buona pace del cardiopalma del lettore, si disvela la vera natura di questi uomini infidi e pericolosissimi, narcisisti perversi e manipolatori, invidiosi della vita e della vitalità delle donne che perseguitano, posti di fronte al vuoto anaffettivo della propria esistenza. “E più chi incontrano è pieno di questi valori, di sentimenti belli, di rettitudine, più sono attratti dal desiderio di farne delle vittime”.
Per fortuna il lettore è condotto per mano a fare conoscenza anche di personaggi con i quali è facilissimo entrare in sintonia e si è felici semplicemente per il fatto che la penna dell’autore li abbia fatti esistere: è il caso di Mutolo, puro di cuore, presenza amica del protagonista, piccola persona meravigliosa dalla curiosa filosofia di vita: come passare inosservata sulle strade del mondo, “assumendo – come fa in più occasioni – persino le sembianze di un fascicolo” nel tribunale dove bazzica a volte. E Lara: altra protagonista femminile, per Alessandro vera e propria chiave interpretativa del reale, disvelatrice di verità fondamentali per la comprensione del pianeta “stalking”. Lei, donna fascinosa e bella, è figura inquieta, profonda, con “un suo tormento alla fine dell’anima” che il protagonista trova bello lenire. 
Sullo sfondo i luoghi che tutti noi abbiamo frequentato a Bari in un modo o nell’altro dai tempi del liceo in poi e che riconosciamo ad ogni svolta di via e di pagina, odorosi - come sono - di belle consuetudini, incontri e amicizia: a cominciare dal “tempio rutilante della cultura, megalibreria bilivelli dotata di bar/ristorante, affollata di esseri di ogni fascia sociale ed età, che si aggirano con fare finto/distratto tra scaffali ricolmi di ogni genere di bene letterario”, ipermercato della pseudocultura cittadina dove può capitare d’imbattersi in un brutto prototipo di barese: “Ji’enonchiù” (Io e non più!) “finto casual, sguardo di sufficienza verso tutto il mondo”, oppure capita di prendere da una gentilissima signora “frutta candita al cioccolato e un caffè al bar Siciliano” richiamo delizioso per tutti, da sempre, con “i suoi tavolini in ferro battuto e maiolica, e quell’enorme bancone a vetri pieno di specialità che solo a guardarle ti viene voglia di rubare una barca a remi e puntare dritto verso Siracusa”.

La vicenda di Flachi è narrata con stile sapiente da “cuore pensante”: la parola è gustosa, precisa, bella di pulizia. Una prosa per così dire “illuministica”: una lingua brillante e colta, tra chiarezza definitoria e la lieve aggressività dell’ironia, e insieme condotta da una tendenziale volontà esplicativa e quasi d’inchiesta (belle, chiare, pulite persino le pagine “tecniche” sull’associazione di tipo mafioso e quelle sulla definizione di stalking), per poi spesso finire nella battuta e nel paradosso, in un certo piacevolissimo comico. Una parola “intelligente”, capace cioè di andare proprio al cuore dei problemi e degli eventi e di svelarne il senso.

Di riga in riga, tra le appassionanti vicende di un campionario di umanità bella da un verso e pericolosa dall’altro, si dipana in fondo la vicenda di ciascuno (e in questo senso il coinvolgimento del lettore è totale!) con la voglia “di pace, e di piccole cose semplici: di giornate perdute e di tempo lento, soprattutto.” La voglia di bellezza interiore che ci fa sembrare – a volte – “così distante il mondo”.
Spaghetti Paradiso, dunque. Ricetta condita di cura, stile, garbo, amabilità e impegno: doti oramai non più comuni

Paola Zaccheo